Hirèche 2da “La Voce del Popolo” di Fiume

Alì Hirèche, parigino residente a Milano, è il vincitore dell’ottava edizione del Premio Pianistico Internazionale “Stefano Marizza”, promosso dall’Università Popolare di Trieste in collaborazione con la famiglia Marizza e il Conservatorio “Tartini”, per onorare la memoria di un giovane e validissimo collaboratore dell’Ente Morale, oltre che eccellente pianista, scomparso all’età di 27 anni.
Il secondo premio e.a. è stato assegnato a Naru Wakamatsu, giapponese residente a Budapest, Lorenzo Cossi e Silvia Tessari.
Il premio intende tramandarne la memoria permettendo a giovani tra i 16 e i 27 anni di età, di tutti i paesi, di esprimersi con quel linguaggio universale che è la musica.
La cerimonia di premiazione, presentata da Susanna Isernia, si è svolta giovedì sera nella sede del Conservatorio, alla presenza del Vicepresidente dell’Università Popolare Dennis Visioli, del Direttore del Conservatorio Massimo Parovel, dei coniugi Marizza e dei Commissari di Giuria, Dario De Rosa della Scuola Superiore Internazionale di Musica da Camera del Trio di Trieste, Massimo Gon e Giuliana Gulli Agostini del Conservatorio “Tartini”, Marie Louise Bastyns Zadra dell’Ecole Internationale de Piano presso la Fondation CIEM Mozart di Losanna e Jürg von Vintschger dell’Accademia di Musica di Vienna.

In rappresentanza del Comando Regionale RFC, il Tenente Colonnello Mauro Tagliaferro.
Al concorso sono stati esaminati in totale 11 giovanissimi musicisti, provenienti da Italia, Croazia, Lituania, Ungheria, Kazakistan e, per la prima volta, dalla Francia.
Ha aperto il concerto finale il giovane Naru Wakamatsu con “Barcarola op. 60” di Chopin, seguito da Lorenzo Cossi con “Polonaise-Fantasie in la b maggiore op. 61” di Chopin (ottima la tecnica), e da Silvia Tessari, che ha proposto la “Sonata n. 4 op. 30” di Scriabin.
Il vincitore è stato una rivelazione: come un giocoliere delle note, ha fatto letteralmente esplodere lo strumento nel tripudio delle “Variazioni su un tema di Paganini” (I e II libro) di Brahms. Il tocco di Alì Hirèche è stato di una potenza tale da lasciare senza fiato. La sua esecuzione è stata spontanea, semplice, disinvolta, sicura, a tratti tumultuosa, sempre piena di passione. Perché un vero pianista, e un musicista in genere, sacrifica l’esattezza meccanica delle note, permettendosi anche qualche piccola variazione, per la passione pura e travolgente dell’esecuzione.

La validità e il discorso sentimentale del premio “Marizza” sono stati sottolineati rispettivamente da Massimo Parovel e Dario de Rosa, mentre il vicepresidente dell’UPT Dennis Visioli ha ricordato invece la scelta fatta dalla famiglia del compianto Stefano Marizza, che nella dolorosa elaborazione del lutto ha saputo trovare nell’espressione delle note e del linguaggio musicale un parziale conforto: “Non potendo più sentire la sua voce, ascoltiamo la musica”.

La magia della musica nella tenerezza del ricordo