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da “Il Piccolo” – Giornale di Trieste – 04/05/2016

 

di Benedetta Moro

 

Il rettore Fermeglia ospite dell’Ande: “All’Università si incontrano scienza, tecnologia, società”

 

Avrebbe potuto parlare fino a tarda notte il rettore Maurizio Fermeglia, perché tutte le uditrici davanti a lui erano partecipi dell’argomento, a partire dalla presidente dell’Ande, Etta Carignani Melzi. L’iniziativa era intitolata “Avanzamento della conoscenza e sviluppo socio-economico: prospettive al tempo della crisi e delle nuove tecnologie”.

Partendo dall’argomento globalizzazione, le carte hanno scoperto subito il triangolo virtuoso e magico che potrà rispondere a questi tempi: la scienza, la tecnologia e la società. “Il “punch line” cioè la battuta finale – ha spiegato Fermeglia – spetta all’Università che diventa l’entità all’interno della quale tutte queste tre anime coesistono, mentre nel passato tendevano a essere separate e a esplodere anziché implodere. La scommessa per il futuro è avere un’implosione, una maggiore collaborazione, per far in modo che la tecnologia effettivamente influenzi la società, la scienza”.

E poi via con una carrellata di tecnologie, quelle che sono state strategiche per il 2015 e che lo saranno anche negli anni a venire. Elaborazione è la parola chiave: dei dati ovviamente, che grazie ai mezzi contemporanei possiamo avere sempre con noi, dove mondo reale e virtuale si fondono, e a cui si aggiunge la stampante 3D. I padroni sono Google e tutti i motori di ricerca e sistemi che memorizzano i nostri movimenti. E la privacy? Chiede qualcuno. Poca retorica, è diretto il rettore: “La privacy è una cosa che dobbiamo dimenticarci”. E a proposito della stampante 3D, Fermeglia afferma che “è un tema in cui dobbiamo investire, grazie al nuovo finanziamento di 1 milione di euro a Trieste abbiamo una stampante 3D tra le migliori in Europa”.

E poi si passa a un argomento complementare, i macroindicatori dell’economia, dove l’Italia, attraverso le informazioni date ieri, è purtroppo sempre tra gli ultimi posti, stranamente. Tra il numero di laureati, la percentuale della popolazione giovanile e la capacità di innovare come indicatori che spingono l’economia, facciamo piangere. Solo l’ultimo gradino ci dà un po’ di respiro, ma c’è un se: dobbiamo investire nella cultura, il nostro asso nella manica. “La Repubblica”, di cui Fermeglia mostra un articolo, riporta un calo di 50mila iscritti negli atenei italiani, così come ci mostriamo tra gli ultimi per gli investimenti nella ricerca nello sviluppo pubblica e privata. La chiosa un po’ allarmante ma anche consolatoria è che nel 2030 i “telemarketer” spariranno come altri mestieri basati sull’intermediazione, ma invece sarà la grande gestione intellettuale a essere fondamentale. Chi conserverà spazio? Ingegneri chimici e navali, dentisti, trainer, medici, e tanti altri. La parola chiave resta comunque la multidisciplinarietà tra le maggiori tecnologie strategiche e i settori più importanti, scienza e società.

 

“Un futuro per medici, ingegneri e dentisti”